L’inattività fisica, concorrendo ad arrecare numerosi effetti nocivi sulle patologie croniche, è responsabile di oltre 5 milioni di morti annuali. Per questa ragione è considerabile come una pandemia (1). Ciò, associato ad un’esponenziale crescita della popolazione, alla conseguente rapida urbanizzazione e al cambiamento climatico, deve necessariamente portare a ripensare all’approccio della prevenzione, il quale, ora come non mai, deve tener conto dell’ambiente in cui le persone vivono.

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L’architettura dell’ambiente urbano ha, infatti, la potenzialità di contribuire sostanzialmente all’attività fisica e, pertanto, l’intervento su questo piano condurrebbe a cambiamenti collettivi (2) che, per definizione, genererebbero effetti a lungo termine. Capire come le caratteristiche dell’ambiente possano influenzare il livello di attività fisica deve essere, dunque, una priorità di quel settore della ricerca che si occupa di salute pubblica.

Tra i principali modelli di progettazione urbanistica, il più efficiente per la promozione dell’attività fisica è quello delle città compatte. Con questo termine vengono indicate realtà urbane caratterizzate da brevi distanze tra i principali servizi, un’aumentata densità abitativa, un uso misto del territorio, un trasporto pubblico accessibile e prossimale ed un apparato strutturale e architettonico che invita allo spostamento tramite mezzi sostenibili, come il cammino o l’uso di bicicletta (4).

Mariavittoria Anderlini

Mariavittoria Anderlini

Final year student of Physiotherapy at University of Modena and Reggio Emilia, Italy

Mariavittoria is an Italian Physiotherapy student in her last university year. In her future career, she would like to deal with research and prevention, always keeping in mind a green and sustainable perspective.

You can connect with Mariavittoria on Instagram @mavianderlini

Infatti, le città compatte, per loro natura, promuovono interventi regionali e locali che, se combinati, contribuiscono alla riduzione dei principali fattori di rischio per la salute. Nella progettazione di città compatte devono essere tenuti a mente i concetti di prossimità (in termini di distanza) e connettività (in termini di immediatezza del viaggio), fattori che possono influenzare l’utilizzo o meno del traporto motorizzato e, conseguentemente, la salute dei cittadini (6).  Ciò detto, gli interventi da promuovere per la creazione di questo tipo di realtà, possono consistere in (5):

  1. Rendere più accessibili le destinazioni principali;
  2. Distribuire i luoghi di lavoro in maniera più equa nel contesto urbano;
  3. Ridurre la disponibilità di parcheggi, aumentandone il costo di utilizzo;
  4. Progettare aree di movimento esclusive per pedoni e ciclisti;
  5. Raggiungere un livello ottimale di densità abitativa;
  6. Ottimizzare le possibilità di accesso ai trasporti pubblici;
  7. Rendere più desiderabili i modelli di traporto attivi.

Ma come può un fisioterapista essere coinvolto nella pianificazione urbanistica? Secondo il modello suggerito da Giles-Corti (3) nell’ambiente della ricerca scientifica che si occupa di quanto appena descritto, è necessario traslare verso un’ottica di maggiore collaborazione tra i ricercatori e gli esperti del settore urbanistico; per farlo si promuovono quattro differenti interventi:

  • Dare voce a questioni politicamente rilevanti, per evitare che i fondamenti della ricerca siano esclusivamente teorici;
  • Proporre l’impiego di metodi di ricerca che possano coinvolgere ed interessare la componente politica, includendo l’analisi di outcomes socio-economici raggiungibili nel mondo reale;
  • Divulgare i risultati delle ricerche alla componente politica, attraverso metodi comprensibili a loro e ai possibili utenti;
  • Difendere il ruolo della ricerca nei processi di cambiamento, soppesandone il peso politico.

Dare vita a progetti che seguano questo tipo di modello richiede la creazione di team multidisciplinari che includano specialisti del settore del trasporto e dell’urbanistica, rappresentanti dei governi locali, ma anche professionisti della salute che, attraverso le loro conoscenze in materia, promuovano interventi politici e ambientali in grado di incrementare il livello di attività fisica collettivo (2,5).

 

La letteratura scientifica sull’argomento suggerisce che, nella pianificazione urbana volta alla promozione del movimento fisico, un ruolo importante deve essere attribuito alla progettazione di parchi, quartieri e reti di trasporto.

I cosiddetti quartieri “ad alta percorribilità” sembrano facilitare, meglio che altri, la forma di attività fisica più comune tra gli adulti: il cammino (6). Questa tipologia di quartieri è caratterizzata da un’alta densità abitativa, rete stradale interconnessa e maggiore accessibilità ai servizi principali, così come ai parchi e al trasporto pubblico (uso misto del territorio). È stato dimostrato che i residenti in questi tipi di quartieri camminano dai 70 ai 90 minuti in più a settimana rispetto a coloro che vivono in quartieri considerati a bassa percorribilità, contribuendo a raggiungere solo in questo modo tra il 45 e il 59% dei 150 minuti/settimana di attività fisica minima raccomandati dalle linee guida (1). Questo supporta anche l’ipotesi che i fattori macroambientali, come la progettazione dei quartieri, possono contribuire alla riduzione del tasso di obesità (7), un’altra sfida globale della ricerca sanitaria in questo secolo.

In aggiunta a ciò, un’attività come il cammino può essere sfruttata per diversi scopi utilitari (accompagnamenti, commissioni, raggiungimento della sede lavorativa etc.), a differenza di attività fisiche più vigorose, il che la rende più influente in termini di impatto ambientale (6).

Le ricerche nel campo della pianificazione urbanistica hanno da tempo dimostrato come la struttura dei quartieri e l’utilizzo del territorio siano fattori in grado di influire sulle scelte delle modalità di trasporto (6) e quindi sull’accessibilità alle destinazioni cruciali nella vita quotidiana (come, ad esempio, i luoghi di lavoro o quelli scolastici). Le comunità che posseggono un’alta densità abitativa e un uso misto del territorio associate ad un sistema di connettività efficiente riportano alti tassi di cammino ed uso di bicicletta per scopi utilitari (6), dimostrando come l’accessibilità al trasporto pubblico sia un requisito per una vita meno dipendente dall’automobile (1).

Davanti alla progettazione di ambienti incentivanti il movimento, la densità dei parchi è sicuramente un attributo da considerare. Oltre ad incrementare la disponibilità oggettiva di aree verdi è importante migliorare la qualità degli stessi (8), in termini di sicurezza e dotazioni (giochi per bambini, aree picnic, panchine, sentieri ben segnalati) senza dimenticare il fattore qualitativo ed estetico.

La presenza di parchi di qualità può essere un fattore rilevante anche per i fisioterapisti, che possono trarre vantaggio per la prescrizione dei cosiddetti green exercises (9), alternative ai tradizionali protocolli riabilitativi che sempre di più dovrebbero essere integrati dai professionisti della salute, soprattutto per quei pazienti in cui si riscontra un livello di benessere basso o comorbidità.

Considerati tutti i benefici sulla salute collettiva che ambienti urbani favorevoli all’aumento dell’attività fisica forniscono alla popolazione che li abita, la loro progettazione dovrebbe divenire una normale prassi delle agenzie che si occupano di salute pubblica e lo staff sanitario dovrebbe essere coinvolto in essa, difendendo il proprio ruolo nella presa di decisioni riguardanti la gestione del territorio urbano (1).

In conclusione, la sfida ora è fare in modo che i professionisti della salute, tra cui i fisioterapisti, siano più coinvolti nel processo decisionale relativo la progettazione urbanistica di città compatte, la quale deve integrare alla mera pianificazione strutturale anche quella del suolo, dei trasporti e delle zone abitative. Tramite una cooperazione interdisciplinare è quindi possibile creare ambienti in grado di influenzare lo stato di salute collettivo e la sostenibilità delle città, contribuendo così alla riduzione delle patologie croniche.

 

Bibliografia

  1. Sallis JF, Cerin E, Conway TL, Adams MA, Frank LD, Pratt M, Salvo D, Schipperijn J, Smith G, Cain KL, Davey R, Kerr J, Lai PC, Mitáš J, Reis R, Sarmiento OL, Schofield G, Troelsen J, Van Dyck D, De Bourdeaudhuij I, Owen N. (2016). Physical activity in relation to urban environments in 14 cities worldwide: a cross-sectional study. Lancet, 387(10034):2207-17. doi: 10.1016/S0140-6736(15)01284-2.
  2. Sallis JF, Bauman A, Pratt M. (1998) Environmental and policy interventions to promote physical activity. Am J Prev Med, 15(4):379-97. doi: 10.1016/s0749-3797(98)00076-2.
  3. Sallis, J., Bull, F., Burdett, R., Frank, L., & Stevenson, M. (2016). Use of science to guide city planning policy and practice: how to achieve healthy and sustainable future cities. The Lancet, 388, 2936-2947.
  4. Stevenson, Mark & Thompson, Jason & Sa, Thiago & Ewing, Reid & Mohan, Dinesh & McClure, Rod & Roberts, Ian & Tiwari, Geetam & Giles-Corti, Billie & Sun, Xiaoduan & Wallace, Mark & Woodcock, James. (2016). Land use, transport, and population health: Estimating the health benefits of compact cities. The Lancet, 388. doi:10.1016/S0140-6736(16)30067-8.
  5. Giles-Corti B, Vernez-Moudon A, Reis R, Turrell G, Dannenberg AL, Badland H, Foster S, Lowe M, Sallis JF, Stevenson M, Owen N. (2016). City planning and population health: a global challenge. Lancet, 388(10062):2912-2924. doi: 10.1016/S0140-6736(16)30066-6.
  6. Saelens BE, Sallis JF, Frank LD. (2003). Environmental correlates of walking and cycling: findings from the transportation, urban design, and planning literatures. Ann Behav Med., 25(2):80-91. doi: 10.1207/S15324796ABM2502_03.
  7. Saelens BE, Sallis JF, Black JB, Chen D. (2003). Neighborhood-based differences in physical activity: an environment scale evaluation. Am J Public Health, 93(9):1552-8. doi: 10.2105/ajph.93.9.1552.
  8. Veitch, Jenny & Rodwell, Laura & Abbott, Gavin & Carver, Alison & Flowers, Elliott & Crawford, David. (2021). Are park availability and satisfaction with neighbourhood parks associated with physical activity and time spent outdoors? BMC Public Health. doi:10.1186/s12889-021-10339-1.
  9. Rogerson M, Wood C, Pretty J, Schoenmakers P, Bloomfield D, Barton J. (2020). Regular Doses of Nature: The Efficacy of Green Exercise Interventions for Mental Wellbeing. Int J Environ Res Public Health, 17(5):1526. doi: 10.3390/ijerph17051526.